Il libro mette a fuoco una cesura determinante nella storia della tradizione antigiudaica europea: la rottura intervenuta dopo la prima emancipazione giuridica degli ebrei, in conseguenza della Dichiarazione dei diritti dell?uomo e del cittadino nel 1789.
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Con lo Stato liberale e l?economia di mercato, lo stereotipo dell?accusa di usura si trasforma in un tipo di anticapitalismo che fa degli ebrei i capri espiatori delle crisi economiche. Scrittori antilluministi, come Bonald, cattolici intransigenti, come Drumont, attaccano lo Stato di diritto e individuano negli ebrei coloro che hanno tratto vantaggio dall?avvento delle libertà moderne: gli antichi nemici della cristianità sono divenuti uguali agli altri e, irriconoscibili, possono ora camuffarsi nella società democratica e complottare per occupare il potere, grazie alla loro potenza finanziaria. Con Toussenel e Proudhon il paradigma si diffonde anche in alcuni settori del movimento operaio europeo e, negli ultimi decenni del XIX secolo, con la depressione economica, viene rilanciato con enorme fortuna, soprattutto in Francia.