Nell'opera di Pier Paolo Pasolini, così varia e magmatica, il mito greco torna come una costante profondamente radicata, o come una 'ossessione', per usare un suo termine chiave.
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Nei diversi linguaggi da lui sperimentati - poesia, teatro, cinema - Pasolini continuò a rivisitare il mondo e il racconto mitico sempre ricercando, sia pur in modo provocatorio e mai sistematico, modelli di lettura del presente. Da una parte, il robusto nucleo ideolo-gico-politico della tragedia attica, scandita dalla razionalità e dalla parola. Dall'altra, la Grecia arcaica, prerazionale e 'barbarica', come figurazione di un mondo contadino scomparso e amato, ancora pervaso del senso del sacro, che si esprime mediante i linguaggi non verbali del rito, del gesto, della musica e della danza. Ma sempre senza spazio per evocazioni autoconsolatorie di felicità remote: il mito antico fornisce una trama buia e scabra in cui proiettare i miti, altrettanto feroci, del presente.
Il volume, che raccoglie gli atti di un fortunato convegno udinese, guida all'esplorazione di questo ampio tema, attraverso i contributi, pur differenziati per taglio e metodologia, dei più accreditati studiosi del poeta di Casarsa.
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